Tra le molteplici sfide che il Covid19 ci mette davanti ora siamo vicini a quella che toccherà ognuno di noi: affrontare il cambiamento.

In realtà l’emergenza sanitaria ci ha già fatti confrontare con questo arduo compito: le restrizioni ci hanno portato a modificare improvvisamente e profondamente la nostra quotidianità, realizzando che anche quelle azioni banali che prima svolgevamo senza pensarci oggi si sono caricate di significato ed emotività. Pensiamo, ad esempio, alla spesa alimentare, che prima si faceva anche più volte la settimana, come un gesto quasi automatico e a tratti insignificante; ora dobbiamo programmare questa azione, dobbiamo prepararci ad affrontarla con le giuste protezioni e sappiamo che non la possiamo ripetere frequentemente, perciò va pensata e strutturata come si deve. Per non parlare del carico emotivo che oggi viene associato al prendere un carrello ed entrare in un supermercato: avremmo mai pensato che questo gesto così banale che prima facevamo parlando al cellulare o in compagnia di qualcuno sarebbe diventato così centrale? Sicuramente no, ma questo l’abbiamo imparato più o meno bene tutti noi, essendo già trascorso un mese abbondante dall’inizio dell’isolamento.

E il dopo?

Questa è una domanda che ci attanaglia tutti: c’è chi cerca di non pensarci, nascondendosi dietro l’incertezza che caratterizza questo periodo, chi non l’affronta perché fa troppa paura e chi, invece, ci si confronta, per scelta o per necessità. Qualunque sia la vostra strada, ad ognuno di noi verrà chiesto di affrontare cambiamenti, dai più “superficiali” che interessano la quotidianità (ma che comunque impattano su di noi) ai più profondi che riguardano il nostro essere, il nostro modo di vivere e reagire alle situazioni.

Come affronteremo il cambiamento?

Molti di noi, prima del Covid19, avevano strutturato la propria vita, creandosi obiettivi a breve, medio e lungo termine. Anche chi non ama porsi obiettivi riflette comunque sul “dopo” e fa parte dell’essere umano inserire la progettualità nei propri pensieri. L’arrivo inaspettato e improvviso di questo virus ci ha insegnato, tra le altre cose, che nella vita noi possiamo fare molti “programmi”, ma che talvolta questi vengono stravolti da eventi che sono al di fuori del nostro controllo.

E come integro nella mia mente questa informazione?

La risposta a questa domanda dipende dalla personalità che abbiamo e dalle nostre esperienze precedenti. Se anche prima la gestione dell’imprevisto era qualcosa di destabilizzante per noi, oggi lo può essere a maggior ragione, come anche se siamo persone che investono molto nel pianificare la propria vita e portare a termine i propri obiettivi. Più il mio modo di pensare alla vita è rigido, più farò fatica ad accettare ed elaborare il cambiamento. Per molte persone pianificare e sapere cosa si farà entro i prossimi mesi è rassicurante, perché permette di prevedere a cosa si andrà incontro e, quindi, dà la sensazione di aver sotto controllo quello che ci potrà accadere. Altri, invece, a causa anche di esperienze negative precedenti, sono più restii a porsi degli obiettivi futuri, per il timore di non riuscire a raggiungerli come già successo in passato. La fatica che il “post Covid19” comporterà consiste proprio nel riuscire ad integrare il cambiamento nella propria realtà, metabolizzarlo, farlo proprio e razionalizzarlo. Se viviamo, infatti, il cambiamento contestualizzandolo nel qui ed ora e non vivendolo come un nostro fallimento o come un evento drammatico senza soluzione riusciremo con maggior probabilità a non farci sopraffare dall’ansia o dallo sconforto. Sicuramente, pensando anche ai cambiamenti più radicali ed emotivamente carichi, come la perdita di un familiare a causa del Covid19 e la conseguente quotidianità in assenza di quel familiare, dovremo imparare a concederci qualcosa di molto prezioso che abbiamo sempre e comunque, ovvero il tempo.


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