Nella mia pratica clinica incontro genitori che sono restii o si chiedono se raccontare ai loro bambini eventi dolorosi e spiacevoli accaduti vicino a loro, perché pensano, tenendoli all’oscuro, di proteggerli dalla sofferenza. In realtà, la protezione dei bambini non passa attraverso l’occultamento a loro di ciò che succede nella loro vita. Spesso gli adulti sono spaventati dal dolore e dalle reazioni del bambino, temono di non saperle gestire e di non riuscire a rispondere in modo adeguato all’emotività che il piccolo manifesta in seguito alla comunicazione della notizia dell’evento negativo accaduto. Capita, inoltre, che gli adulti siano ancora loro stessi molto turbati e scossi da quanto successo e che si preoccupino di come gestire le proprie emozioni e i propri pensieri quando si trovano a parlare con il bambino.

A volte i genitori pensano che il bambino, non avendo assistito direttamente all’evento doloroso, non se ne sia accorto, perciò pensano che non sia necessario che lui ne venga a conoscenza: in realtà gli adulti comunicano molto attraverso il comportamento non verbale e il bambino respira il clima emotivo che aleggia nel contesto familiare, capendo che qualcosa di anomalo sta accadendo.

 

Parlare con i bambini è importante perché:

– Li si aiuta ad entrare in contatto con i propri stati interni;

– li si sostiene nella regolazione delle loro emozioni: sapere cosa sta succedendo e capirlo permette loro di capire cosa stiamo provando e perché;

– i bambini si sentono confermati nei loro vissuti, sentono che quello che stanno provando ha un senso, un’origine ed è degno di ascolto ed attenzione;

– permette loro di conoscere la propria storia e di poterla poi raccontare (sviluppo della competenza autobiografica);

– coinvolgendoli in quello che sta succedendo sentono di appartenere ad una relazione significativa e di essere considerati.

 

Quali sono i rischi del non raccontare la verità ai bambini?

 – il bambino potrebbe percepirsi come “sbagliato o cattivo”, perché escluso e non considerato;

–  il bambino non sa più se fidarsi delle proprie emozioni e percezioni o del genitore: “Vedo la mia mamma/papà arrabbiata/o, ma lei/lui nega di esserlo. Questo crea un conflitto interno nel bambino: “Credo a quello che sento o credo a quello che mi dice la mia mamma/il mio papà?”;

– il bambino viene lasciato solo con emozioni e vissuti interiori che non riesce ad interpretare e a decodificare;

– non parlando al bambino egli potrebbe imparare a gestire in autonomia le proprie emozioni, chiudersi e, quindi, non chiedere più aiuto nei momenti successivi di difficoltà.

 

Come parlare ai bambini di qualcosa di doloroso e difficile?

– Parlare al bambino curando la modalità e il linguaggio che si utilizza: i genitori devono fare da FILTRO, proteggendo il bambino da dettagli o informazioni troppo dolorose per lui;

– dedicando al bambino molto tempo, perché ha bisogno di ascoltare in più momenti quello che il genitore gli sta spiegando, ha bisogno di integrare le informazioni con gli strumenti che ha a disposizione;

– utilizzare un linguaggio semplice e adatto all’età del bambino;

– dare un senso a quello che è successo mentre se ne parla al bambino;

– facilitare l’espressione delle emozioni nel bambino, chiedendogli, ad esempio: “Come ti senti ora che sai questa cosa? Tu cosa hai capito?”;

– utilizzare storie, disegni, diari che fungono da mediatore per la comunicazione al bambino.

 

E dopo aver parlato…

 – Mettersi in posizione di ascolto e di accoglienza: far sentire al bambino che può dire tutto ciò che pensa e prova;

– prestare attenzione ai segnali che il bambino può manifestare: comportamenti regressivi, crisi di pianto, scene di rabbia, chiusura e aiutarlo a connettere questi episodi con quanto gli è stato comunicato;

– non pensare che una volta detto sia tutto finito: nei momenti successivi alla comunicazione il bambino elaborerà l’informazione e può necessitare di tempo per farlo;

– essere pronti ad eventuali domande.

Un suggerimento… non aspettare troppo a parlare al bambino di quanto sta accadendo, potrebbe scoprirlo improvvisamente, da vie traverse e ciò rischia di avere un impatto traumatico!

Se il genitore si sente solo, insicuro o molto spaventato può chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta che possa sostenerlo nella comunicazione e nella relazione con il suo bambino.

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